
Sono una digital strategist specializzata nel settore vitivinicolo. Arrivo dal…
Siamo a Casale Certosa. Può essere la malvasia puntinata una ragione di vita?
La vita è fatta di scelte, di bivi, incroci.
A volte pensiamo di essere dei treni che corrono su dei binari, con un percorso tracciato e il finale in una stazione prestabilita.
Ma quando abbiamo scelto la meta? Quando abbiamo comprato il biglietto?
Quando esco di casa e mi metto in auto per andare a visitare una cantina, una cantina di cui solitamente ho già assaggiato i vini e di cui ho stabilito (per mio gusto e conoscenza) la validità, la mia curiosità principale è nell’incontrare le persone. Qualcuno starà sicuramente pensando: “Eccola là, un’altra appassionata dello storytelling, delle chiacchiere, della fuffa”. Ma vedete, il vino è un mezzo non è un fine. Il fine è sempre e solo la vita. Una vita che è fatta di una manciata di anni, di giorni e minuti preziosi che devi decidere come impiegare.
In zona ardeatina, dentro al comune di Roma trovate Casale Certosa. Il tempo che dedicherete alla visita vi assicuro che sarà ben speso. I loro vigneti sono stati pian piano circondati dalla corsa scomposta della città.
Antonio e Fausto sono fratelli, vivono qui.
A proposito di decisioni hanno scelto di dedicare la loro vita a questi vigneti, impiantati nei terreni che una volta erano dei loro genitori e a cui si dedicano come a persone di famiglia.
Il giro per la vigna lo faccio con Antonio.
È lui che mi spiega con una gentilezza rara l’anima delle piante che incrociamo, anche i nomi delle erbe che crescono tra le viti e la loro utilità, la biodiversità presente in vigna e la sinergia che si crea tra gli esseri viventi. L’azienda ha la certificazione biologica, ma è chiaro che per Antonio è solo un’etichetta. Utilizza anche dei metodi derivati dalla biodinamica, ma ci ironizza su (è una persona estremamente spiritosa) e mi fa ridere, perché sono solo nomi, definizioni, la verità è che la cura della vigna nasce da una conoscenza profonda della tradizione contadina, da tecniche antiche e tramandate come il sovescio, dal vivere ogni giorno della propria vita in mezzo a quei filari.
Coltivano diversi vitigni, il grechetto, il trebbiano giallo, il merlot, il cabernet sauvignon, il syrah… ma la regina indiscussa, la punta di diamante è sicuramente la malvasia puntinata. Benché producano anche vini rossi, per me Casale Certosa è sinonimo di vino bianco.
I vigneti, che sono potati a cordone speronato, crescono su terreni vulcanici. Provate la loro Malvasia Puntinata in purezza, Alborea (grechetto e malvasia puntinata) e non fatevi mancare il Trebbiano.
Tre diverse espressioni di bianco accumunate dal filone della mineralità. Giuro che questa tanto nominata e discussa mineralità nei vini esiste veramente! Beh, provateli e poi mi direte.
Antonio e Fausto Cosmi seguono sia la vigna che la cantina dagli anni Sessanta. I primi anni avvalendosi dell’aiuto di un enologo e poi dedicandosi da soli alla vinificazione (andate a trovarli e chiedete ad Antonio di raccontarvi una storiella molto divertente a riguardo. Non ve ne scordate!).
La vinificazione dei bianchi avviene sempre in acciaio e la fermentazione viene attesa. L’avvio è spontaneo. Dopo la fermentazione vengono eliminate le fecce pesanti e i vini vengono lasciati riposare sulle fecce fini. La chiarifica avviene con il tempo, aiutata in fase finale con l’utilizzo di 5/10 grammi di bentonite per ettolitro in base alle analisi e alle annate.
Non voglio aggiungere altro, dovete passare di lì, bervi un bicchiere di malvasia, fare due chiacchiere con Antonio e Fausto e magari, se sarete fortunati capiterete in uno di quei giorni in cui, in mezzo alle vigne, danno vita al cinema all’aperto.
Una cosa è certa: non proverete rimpianto per il tempo investito.
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Sono una digital strategist specializzata nel settore vitivinicolo. Arrivo dal mondo dell’arte e della "Comunicazione Visiva".