DEGUSTIAMO

La degustazione del vino

La degustazione del vino è una pratica molto affascinante che richiede un po’ di tempo, studio ed allenamento per poter essere effettuata con scioltezza e piacere. Come ogni cosa nuova che si impara richiede un po’ di metodo. Se vorrai, io ti fornirò il mio. La prima cosa che tengo a dirti è che il modo migliore per degustare un vino, a mio avviso, è quello di avvicinarsi al bicchiere in due macro-fasi:

  • Prima fase: attenzione mirata, focalizzazione sulle singole caratteristiche prese in considerazione una alla volta. Immagina di essere un laser!
  • Seconda fase: considerazione del vino nel suo insieme e attenzione su ciò che trasmette.

Il vino, infatti, è molto più di un semplice insieme di caratteristiche organolettiche, ma è indispensabile soprattutto all’inizio del tuo percorso di avvicinamento, imparare ad individuare e “misurare” i singoli aspetti.  

Quello che troverai in questo sito deriva dall’insieme delle mie esperienze, dal percorso in AIS (Associazione Italiana Sommelier), da corsi di approfondimento effettuati con altre realtà, dallo studio di testi di autori come Sandro Sangiorgi, Luigi Moio, Mario Ubigli e Maria Carla Cravero, e molti altri ancora, ma soprattutto dalle bellissime bevute in compagnia di amici che ne sanno molto più di me.

Analisi sensoriale e degustazione, sono la stessa cosa?

Spesso usiamo il termine degustazione come sinonimo di analisi sensoriale e viceversa, ma non sono esattamente la stessa cosa. Anche se probabilmente nessuno ti dirà nulla se confondi i due termini durante una chiacchierata, è utile avere in mente il significato preciso di queste definizioni. Il consiglio che ti do, per capire a fondo l’argomento, è quello di verificare ogni termine che non ti risulti chiaro.  Vedrai che così facendo, senza nemmeno accorgertene inizierai a padroneggiare la materia.

La degustazione

La degustazione, che può prendere anche il nome di assaggio, è una pratica soggettiva. Il degustatore cerca di tradurre verbalmente le sue percezioni per dare una rappresentazione del vino. Questa pratica è influenzata dalla cultura dell’assaggiatore, dalla sua esperienza, dalle sue preferenze, dall’umore, ma anche dall’ambiente, dalla compagnia e dal contesto in cui la degustazione avviene.

L’analisi sensoriale

L’analisi sensoriale è invece un procedimento standardizzato che utilizziamo per valutare le proprietà organolettiche del vino attraverso i nostri organi di senso. L’analisi sensoriale descrive e misura, nel modo più oggettivo possibile, le caratteristiche sensoriali del nostro prodotto. Si tratta di una serie di procedure normate sia a livello nazionale (UNI) che internazionale (ISO). L’analisi sensoriale si basa sulla statistica. Il gruppo di persone chiamate a fare l’esame sensoriale di un vino si chiama “panel” ed è solitamente composto da giudici con diversi gradi di esperienza. L’utilizzo di schede, la scelta degli strumenti utilizzati e il controllo rigoroso dell’ambiente in cui l’analisi sensoriale viene effettuata, permette di ridurre al minimo l’influenza della “cultura” del soggetto sulla valutazione del vino in esame.

La degustazione

Fatto questo doveroso distinguo, noi cercheremo di appropriarci delle fasi dell’esame sensoriale per effettuare la nostra degustazione che, come abbiamo visto, avrà comunque un carattere soggettivo.

Infondo, la degustazione di un vino nella vita di tutti i giorni avviene prevalentemente in ambito conviviale. Lo scopo del nostro percorso sarà quindi quello di riuscire a “capire” il contenuto del nostro bicchiere e a goderne; identificare il nostro gusto personale, riconoscere la qualità di un vino e i suoi possibili abbinamenti a tavola. Mettiti comodo quindi perché il percorso sarà lungo, ma ricco di fascino.

Basta che un rumore, un odore, già uditi o respirati un tempo, lo siano di nuovo, nel passato e insieme nel presente, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti perché subito l’essenza permanente e solitamente nascosta delle cose sia liberata.

Marcel Proust

Le fasi della degustazione del vino: impariamo a focalizzare l’attenzione.

Come ti ho già accennato, la prima fase della degustazione richiede la tua massima concentrazione e soprattutto focus.

Cosa voglio da te? Voglio che per il momento ti avvicini al vino cercando una sola caratteristica alla volta. Il tempo delle immagini suggestive e delle descrizioni poetiche arriverà, ma non ora.  

Iniziamo dicendo che possiamo suddividere questa parte della degustazione del vino in 3 fasi:

  • Esame visivo
  • Esame olfattivo
  • Esame gusto-olfattivo

In poche parole, esamineremo il vino partendo dai nostri sensi: la vista, l’olfatto, il gusto e il tatto. In realtà nella degustazione del vino entra in gioco anche l’udito, ma a questo livello della degustazione ancora ve lo risparmio. Ne riparleremo più avanti.

Esame visivo nella degustazione del vino

In questa fase della degustazione abbiamo a che fare con gli organi della vista. Cosa osserviamo nell’esame visivo? Immaginate di essere degli investigatori sulle tracce di un indizio. L’obiettivo è raccogliere il maggior numero di informazioni sul vino che abbiamo nel bicchiere, partendo dal presupposto che non ne conosciamo l’origine. Possiamo dire di essere ad una degustazione alla cieca.

Per l’esame visivo analizzeremo 4 aspetti:

  • Limpidezza
  • Colore
  • Consistenza
  • Effervescenza

La limpidezza

Hai davanti il tuo bicchiere, cosa andrai a guardare per analizzare la limpidezza? Dovrai osservare se nel liquido ci sono particelle in sospensione. La presenza di particelle ci impedisce di definire il vino limpido. Questo non inficia la qualità del prodotto. Teniamo da parte l’informazione pensando che potrebbe essere un difetto (se abbinato ad altri indizi o se palesemente velato), la conseguenza di una cattiva conservazione, o semplicemente il risultato di una determinata tecnica di vinificazione, per esempio l’assenza di filtrazione come succede nei così detti vini naturali o per i vini imbottigliati con i propri lieviti.  

Valutare la limpidezza potrebbe essere complicato per quei vini ricchi di sostanze coloranti, che rendono il liquido meno trasparente. La trasparenza è la proprietà di un liquido di farsi attraversare dai raggi luminosi. Ci aiuteremo in questa fase dell’analisi, portando il bicchiere verso una sorgente luminosa.

Riassumendo, la limpidezza del vino consiste semplicemente nell’assenza di particelle in sospensione.

Il Colore

Il colore del vino dipende principalmente dal complesso delle sostanze polifenoliche presenti soprattutto nella buccia dell’acino. Tutto chiaro vero?! Non ti preoccupare, ti spiegherò in un articolo di approfondimento cosa e quali sono queste sostanze polifenoliche, per il momento ti è sufficiente sapere questo.

Cosa ci dice però questa informazione? Ci fa sapere che il colore di un vino può dipendere dal vitigno impiegato per realizzarlo.  Analizzando il colore quindi potremmo cercare di intuire il vitigno di provenienza. Per fare un esempio, se ci trovassimo davanti un bicchiere di vino rosso brillante ma scarico di colore, potremmo pensare al gaglioppo, alla schiava o al pinot nero per dirne alcuni, e non certo al montepulciano o al primitivo.

La concentrazione delle sostanze coloranti però può dipendere anche da altri fattori: il numero di rimontaggi effettuati, la quantità di anidride solforosa impiegata, la temperatura e la durata di fermentazione ecc. L’analisi del colore potrebbe darci quindi qualche informazione anche sulle tecniche usate in cantina.

Dal colore di un vino potremmo intuire oltre al vitigno (e alla sua zona di appartenenza), oltre alle tecniche utilizzate in cantina, anche il suo stato di evoluzione. In parole povere, dall’analisi del colore possiamo cercare di intuirne l’età.

Cosa dobbiamo osservare del colore durante la degustazione del vino?

Osservando il nostro vino dobbiamo valutare tre parametri:

  • Intensità
  • Tonalità
  • Vivacità

L’intensità del colore come dicevamo può farci intuire il vitigno, le pratiche enologiche, ma anche l’ambiente pedoclimatico. L’andamento stagionale delle piogge, per esempio può incidere fortemente su questo aspetto, come può incidere la sanità delle uve e l’utilizzo o meno dei contenitori di legno durante la maturazione.

La tonalità può darci indizi sempre sul vitigno, sull’acidità del vino e sulla sua evoluzione. Questo ultimo aspetto è quello su cui ci soffermeremo maggiormente. I vini bianchi giovani, per darvi un’idea, avranno spesso sfumature fredde che vanno dal verdolino al giallo chiaro; mentre i vini bianchi più evoluti intensificano spesso il loro color giallo andando verso il dorato. Nei vini rossi la giovane età è spesso evidenziata da un rosso rubino con sfumature violacee e l’evoluzione ci regala sfumature color granato. Queste informazioni che vi sto dando sono chiaramente generiche, ci possono essere infatti mille eccezioni. Cercherò di prenderle in considerazione una ad una negli articoli di approfondimento.

La vivacità del colore ci dà preziose informazioni sullo stato di salute del nostro liquido, sull’acidità presente, sulle pratiche di cantina, sulla conservazione e sull’evoluzione. È un parametro veramente molto importante. La vivacità del colore ci fornisce una preziosa informazione sulla qualità del nostro vino.

La consistenza

Dopo aver valutato limpidezza e colore analizzeremo la consistenza. La consistenza del vino ci permette di avere ulteriori indizi, principalmente la quantità di alcol presente e la ricchezza in sostanze estrattive.

La presenza in misura differente di queste sostanze rende il vino più o meno “denso”.

Per valutare la consistenza dovrete far fare un piccolo movimento circolare al bicchiere ed osservare il comportamento del liquido. Vi consiglio di fare questa prova: in un calice versate dell’acqua e in un altro del vino e osservatene la differenza di comportamento applicando questo piccolo movimento circolare del bicchiere.

Cosa deduciamo dagli archetti che vediamo comparire sulle pareti del bicchiere?

La comparsa di archetti e lacrime sulle pareti del bicchiere viene chiamato anche effetto Marangoni.

Le lacrime sono le gocce che vediamo scendere sulla parete di vetro e possono essere disordinate e veloci o lente e regolari. Gli spazi che si creano tra le lacrime vengono definiti archetti e possono essere ampi o stretti. In linea generale un vino più ricco in etanolo sviluppa archetti più fitti, ma non è una regola assoluta. Questo aspetto ci dà qualche informazione anche sul contenuto in glicerolo. Questa sostanza solitamente genera lacrime che cadono lentamente. In linea di massima possiamo dire che lacrime lente e archetti fitti potrebbero suggerire un vino di buona alcolicità, piuttosto strutturato e consistente. A confermarlo però sarà solo l’assaggio.

L’effervescenza

L’effervescenza, ci sei arrivato anche da solo, è un parametro che non si valuta nei vini fermi. La terremo in considerazione unicamente per la degustazione dei vini spumante. Valuteremo la spuma e le bollicine di anidride carbonica. Le bollicine vengono definite anche perlage. In questo ambito ci limiteremo all’analisi visiva, ma sappiate che l’anidride carbonica influenza alcune caratteristiche del vino che riscontreremo nell’assaggio. I parametri che dobbiamo valutare sono 3:

  • La grana o dimensione delle bollicine
  • Il numero di bollicine
  • La persistenza del perlage

È importante sottolineare che la condizione del bicchiere influisce enormemente su questi aspetti, non possiamo quindi trarre conclusioni obiettive sulla qualità del vino che abbiamo nel bicchiere.

Cosa posso fare per svolgere al meglio l’esame visivo durante la degustazione del vino?

Innanzitutto, il bicchiere deve essere trasparente e con le pareti lisce. Più sono sottili sono le pareti del bicchiere e meglio è. Per osservarne la limpidezza, come già vi ho accennato, dovrete porre il calice tra voi e la sorgente luminosa. Potrebbe semplicemente essere il lampadario, quindi vi troverete ad alzare il bicchiere.

Per osservare il colore invece, sarebbe meglio trovare una superficie bianca. Il tovagliolo andrà benissimo. Inclinerete leggermente il calice per guardare il vino in due punti: il suo cuore, dove vedrete la concentrazione massima di pigmenti e potrete stabilire la tonalità; e la parte più esterna e più chiara detta unghia. Nella zona dell’unghia potrete notare le sfumature del vino e capirne il livello di evoluzione.

L’esame olfattivo nella degustazione del vino

Qualcuno ritiene che l’analisi olfattiva sia la fase più affascinante della degustazione del vino. Personalmente, do più importanza alla fase gusto-olfattiva per valutare la qualità, ma è indubbio che l’individuazione dei profumi sia un passaggio molto suggestivo e importante.  Questa fase richiede massima concentrazione, ma non basta. La vostra memoria, i vostri ricordi olfattivi raccolti ed archiviati in anni di vita faranno la differenza in questa fase della degustazione. Il mio consiglio banale è: annusate! Annusate tutto. Non è mai troppo tardi per ampliare e arricchire il proprio vocabolario di profumi. Vi consiglio a proposito una lettura molto interessante, un libro di Chandler Burr intitolato L’imperatore del Profumo.

Vi do qui qualche dritta, ma è molto importante che facciate pratica e che riattivate l’olfatto, certamente il nostro senso più trascurato.

Andremo a valutare 4 aspetti nell’esame olfattivo:

  • Intensità
  • Riconoscimento dei profumi/ descrizione
  • Complessità
  • Qualità

Il riconoscimento dei descrittori e la complessità vanno sempre di pari passo. Banalmente, se nel nostro vino riesco a riconoscere solo un frutto e un fiore certamente non potrò definirlo complesso al naso.

L’intensità

L’intensità si valuta avvicinando il bicchiere al naso, respirando e domandandosi: “È un profumo delicato o forte e deciso?”. È una caratteristica slegata dal numero di descrittori trovati, ma legata alla forza con cui arrivano alla tua mucosa olfattiva.

La qualità

La qualità è un tasto delicato. Si tratta di un giudizio e come tale è soggetto al gusto e all’esperienza dell’assaggiatore. Si può forse dire che si tratta della sintesi di tutto ciò che sei riuscito a percepire e valutare. Se annusando il vino percepisci una chiara definizione dei sentori potrai dire che il vino è franco. Questa sicuramente è una caratteristica positiva.

Ma veniamo alla parte più affascinante, il riconoscimento dei profumi.

Riconoscere i profumi del vino

Per questa fase, per il tuo avvicinamento al vino, ti ribadisco l’importanza di valutare una cosa per volta. Qui di seguito ti fornirò delle categorie di profumi e tu come uno studente diligente ti metterai davanti al tuo bicchiere di vino con questa lista e cercherai di rintracciare i sentori uno per uno. L’allenamento e il metodo sono importantissimi all’inizio della formazione.

Arriverà il giorno in cui la lista non ti servirà più e abbandonerai ogni metodo precostituito, anche e soprattutto quello che ti sto fornendo io, ma per il momento seguimi.

La prima cosa che devi sapere è che esistono 3 macro-gruppi di profumi:

  • Profumi primari: sono definiti anche varietali e derivano dal vitigno.
  • Profumi secondari: si sviluppano durante i processi fermentativi.
  • Profumi terziari: si formano durante la maturazione e l’affinamento del vino.

All’interno di questi tre macro-gruppi, i profumi che più spesso si incontrano nella degustazione del vino si possono dividere in 9 categorie:

  • Floreali
  • Fruttati
  • Erbacei
  • Erbe Aromatiche
  • Minerali
  • Speziati
  • Tostati
  • Animali
  • Eterei

Esistono altre sfumature profumate molto diverse tra loro e impossibili da raggruppare in un’unica classe. Profumi balsamici, il miele, il burro e molti altri. Di tutta questa gamma di sentori particolari sicuramente te ne parlerò negli articoli di approfondimento. Per il momento appropriati delle basi, prendi questa lista e nell’ordine in cui te l’ho data inizia la tua indagine. Ricordati che in questo momento ci stiamo allenando. Andando avanti nel percorso ti spiegherò come ognuno di questi sentori può essere riportato ad una precisa pratica di cantina, ad un vitigno, ad un territorio, ad un tipo di conservazione e via dicendo.

Un passo alla volta e arriverai lontano senza nemmeno accorgertene.

Ma scendiamo un attimo più in profondità nel definire questi sentori.

Profumi fruttati e floreali

I profumi fruttati e floreali non mancano quasi mai. Il profilo olfattivo di un vino cambia con il tempo e la sua evoluzione: i profumi dei fiori da freschi e fragranti nei vini giovani si trasformeranno in appassiti e secchi con il tempo; così i frutti, da freschi, vivaci e a volte acerbi, si trasformeranno col il passare del tempo in sentori di frutta matura e cotta, in confettura e sotto spirito.

Sentori erbacei

I sentori erbacei o vegetali all’inizio del tuo allenamento forse non saranno facili da riconoscere come i primi due. Possiamo ricondurli ad una nota acerba, verde. Prendetemi con le pinze nelle mie descrizioni, perché dare l’idea precisa di un profumo è veramente un compito arduo. Ti direi di allenarti annusando il peperone verde, la foglia dei pomodori, l’erba… insomma, mi hai capita!

Profumi di erbe aromatiche

Il profumo di erbe aromatiche è un’altra questione. Vivacizzano molto il bouquet di un vino. Con questi sentori ti sarà facile allenarti, basta entrare in cucina: salvia, rosmarino, alloro, timo… Io all’inizio del mio percorso, molti anni fa ormai, ho fatto incetta al mercato di tutte quelle che trovavo.

Profumi minerali

I profumi minerali in alcuni destano ilarità. Forse perché spesso si abusa di questo termine a sproposito, ma credimi, esistono. Sono spesso legati alla sapidità che riscontrerai all’assaggio e di cui ancora non ti ho parlato. Mi è molto difficile descriverteli, vorrei essere lì con te e farti provare qualcosa. Diciamo che i sentori salmastri, la grafite, l’inchiostro, la polvere da sparo sono alcuni dei sentori riconducibili a questa categoria. Con il tempo e gli assaggi ti sarà sempre più chiaro.

Profumi speziati

I profumi speziati per me sono tra i più facili da riconoscere. Sono spesso presenti nei vini evoluti, ma li puoi ritrovare anche in quelli giovani, d’altronde alcuni vitigni hanno la speziatura nel loro DNA. Se il vino poi fa un passaggio in legno quasi sicuramente ce ne sarà la presenza. Quest’ultima considerazione ci fa subito pensare alla vaniglia. Anche per questo gruppo di profumi l’allenamento è semplice: svaligia il reparto drogheria del tuo supermercato!

Anni fa ho fatto un bel viaggio in giro per la Tanzania, una tappa è stata l’isola di Zanzibar. Lì, a Stone Town, esiste un grandissimo e rifornito mercato delle spezie. Perché te lo racconto? Perché per imparare a conoscere il vino il segreto è vivere il più intensamente possibile e alimentare la tua curiosità. Vai in giro, entra nell’orto botanico della tua città, vai ai mercati che trovi nei paesi che attraversi. Presta attenzione ai profumi che senti nell’atmosfera.

Profumi tostati

I profumi tostati sono il più delle volte legati all’evoluzione del vino. Il cioccolato, la mandorla tostata, la nocciola, il caffè, il tabacco… Sono solitamente sentori molto piacevoli, avvolgenti. Alcuni possono risultare più pungenti, come l’odore di bruciato, di affumicato. Questi sono sentori che ti risulterà abbastanza facile individuare.

Profumi animali

I profumi animali è difficile immaginarseli in un vino, ma può capitare spesso di incontrarli soprattutto nei vini più complessi. Sono sentori che presi da soli forse farebbero storcere il naso, ma nel nostro bouquet possono dar vita a vere e proprie emozioni, come il cuoio e il pellame. La pelliccia, la selvaggina, tutto ciò che riporta al selvatico può essere inserito in questa categoria. A volte anche alcuni difetti del vino possono richiamare questi sentori, ma dei difetti te ne parlerò in un articolo di approfondimento.

Profumi eterei

Infine, arriviamo ai profumi eterei. Questi sentorili ritroviamo come massima evoluzione del bouquet, soprattutto in quei vini che hanno riposato per anni in bottiglia. Sono le note di smalto, di cera, di medicinale e iodate. Come per i sentori animali, anche per questa categoria possiamo individuare dei difetti se alcune di queste note diventano preponderanti.

Non vedo l’ora di parlarti dei “difetti” del vino, un tema a mio avviso veramente affascinante, ma nel tuo viaggio di avvicinamento a quello che Sandro Sangiorgi chiama liquido odoroso, non è ancora arrivato il momento giusto.

Degustazione del vino: cosa devo fare per svolgere al meglio l’esame olfattivo?

Cercherò di essere breve e di darti comunque tutte le dritte necessarie. Non possiamo scegliere il posto in cui degusteremo il nostro vino, per lo meno non ci sarà sempre possibile farlo. A volte saremo a casa di amici, in un ristorante o magari in mezzo ad una strada: le vie del Signore si dice siano infinite! La cosa che puoi fare però è decidere di non metterti profumi, deodoranti, dopo-barba, creme profumate e via discorrendo. Credi di potercela fare? La degustazione è cosa per donne e uomini duri!

Ma veniamo al vino nel bicchiere. Hai visto sicuramente in giro folli “roteatori” di calici, gente che ormai fa girare tutto presa da un istinto compulsivo. Qualcuno fa ruotare anche l’acqua. Sappi che non aderisco a questa filosofia! A cosa serve far girare il vino nel bicchiere, te lo sei chiesto? Serve per farlo ossigenare, per permettergli di esprimere ciò che rimane chiuso dentro di lui. Ma i vini, come le persone, non sono tutti uguali. Alcuni sono così loquaci che fornirgli ossigeno per parlare è pressoché inutile. Il mio consiglio è quello di avvicinarti al vino con il calice fermo. Senti tutto quello che ti dice e solo nel momento in cui smetterà di dirti cose nuove, lo aiuterai facendolo girare nel bicchiere.

Impara ad ascoltare il vino, come faresti o dovresti fare con una persona che ti sta davanti.

L’esame gusto-olfattivo nella degustazione del vino

Innanzitutto, perché lo chiamiamo gusto-olfattivo? L’esame legato all’olfatto non lo abbiamo appena concluso? Ebbene, devi sapere che esiste una via nasale diretta (che è quella che abbiamo già preso in considerazione e che è legata all’inspirazione) e una via retronasale. La via retronasale viene coinvolta dopo che abbiamo deglutito il nostro vino e può farci percepire profumi, o in questo caso sarebbe meglio dire aromi, che all’esame olfattivo non ci è stato possibile cogliere.

In questa fase della degustazione finalmente assaggeremo il nostro vino. Dopo tanto osservare e annusare, cosa dobbiamo cercare in bocca?

Cercherò di semplificarti la cosa dicendo che dovrai soffermarti su 3 macro-gruppi:

  • Sensazioni saporifere: in questo gruppo cercherai e valuterai la dolcezza, l’acidità, la sapidità e l’amarezza.
  • Sensazioni tattili: dovrai concentrarti sulle sensazioni di pseudocalore (alcoli), morbidezza (polialcoli), astringenza (tannini), pungenza (anidride carbonica), consistenza gustativa (estratto), effetto termico (temperatura effettiva)
  • Sensazioni retronasali: cercherai di individuare gli aromi che si sprigionano dopo la deglutizione.

La valutazione delle sensazioni saporifere e tattili saranno di estrema importanza quando parleremo dell’abbinamento cibo-vino.

Le sensazioni saporifere

Le quattro sensazioni saporifere fondamentali sono 4:

  • Dolcezza: residuo zuccherino del vino, ma anche alcol etilico e polialcoli tendono ad accentuare la percezione di dolcezza. Fa parte delle morbidezze del vino.
  • Acidità: è legata agli acidi presenti nel vino.Fa salivare e per questo fa percepire una sensazione di freschezza. È considerata una durezza del vino.
  • Sapidità: questa è, al contrario delle precedenti, una micro-sensazione. È legata alla presenza di “sali”. Accontentati per il momento di questa definizione imprecisa. Anche lei è una durezza del vino e la riconosci dalla mineralità, che provoca una salivazione più densa e filacciosa rispetto a quella dell’acidità.
  • Amarezza: In parte è legata al tannino, ma entrano in gioco anche altri fenoli e polifenoli. Percepire una sensazione amaricante nel retrobocca è da considerarsi normale. Anzi, questa sensazione spesso allunga con piacevolezza il nostro sorso. Se la sensazione amara invece è prevaricante, o particolarmente accentuata, si potrebbe pensare invece ad un’anomalia, ad un difetto. Ma te ne parlerò in un articolo di approfondimento.

Degustazione del vino: lo sviluppo gustativo

La percezione di queste sensazioni non avviene in modo contemporaneo, ma compaiono in sequenza in tempi diversi. Compare prima la sensazione di dolcezza, poi arrivano sapidità e acidità (riconoscere la differenza tra le due è forse la cosa più difficile all’inizio) e solo alla fine comparirà la nota amara. Questa sequenza fa pensare decisamente all’andamento della vita!

Questo apparire in sequenza delle sensazioni saporifere ci permette di parlare di sviluppo gustativo.

Vi do il seguente esercizio da fare: mettete sul tavolo dello zucchero, del sale, del limone e del caffè non zuccherato. Provatene uno alla volta e cercate di individuare cosa vi provocano, cercate di capire qual è la posizione all’interno della vostra bocca, dove preferiscono esprimersi. Sembrerà una sciocchezza, ma vi assicuro che è un allenamento molto utile. Utile non solo per il vino, ma in generale per ogni tipo di degustazione. Prendete appunti e segnate tutte le considerazioni che vi vengono in mente.

Le sensazioni tattili

So che all’inizio può sembrare strano parlare di tattilità quando ci riferiamo al gusto, ma esistono veramente sensazioni durante la degustazione che ci rimandano alla percezione tattile. Quali sono?

  • La morbidezza: percepiamo il vino come vellutato e avvolgente. A rendere questa sensazione sono principalmente i polialcoli (la glicerina su tutti) l’alcol etilico e gli zuccheri residui.
  • L’astringenza:è quella sensazione di ruvidezza accompagnata da una sensazione di asciutto, di “allappamento” direbbe qualcuno. Questa è la sensazione legata all’azione dei tannini.
  • La pungenza: è quel pizzicore che percepiamo per via dell’anidride carbonica. La temperatura bassa aumenta questa sensazione.
  • La struttura/ la consistenza gustativa: la possiamo percepire a diversi livelli in base al contenuto di sostanze estrattive presenti nel vino. Più il vino è ricco di sostanze, più ne percepiremo il corpo in modo tridimensionale.
  • L’effetto termico: è legato alla temperatura di servizio a cui si degusta il vino. La temperatura condiziona la percezione delle sensazioni saporifere e tattili. Riassumendo possiamo dire che più un vino viene servito freddo, più ne accentueremo le durezze, più lo serviamo caldo e più andremo ad evidenziarne le parti morbide. Questo può essere molto interessante da tenere presente nel momento in cui un vino ti sembrerà sbilanciato in un senso o in un altro.
  • La sensazione pseudocalorica: questa sensazione è legata principalmente all’alcol. Si tratta della sensazione di calore che trasmette.

Ti do da fare un esercizio: mettiti davanti ad un tavolo condel burro (per la morbidezza), un carciofo o una banana acerba (per l’astringenza), della grappa o in generale un distillato (per la sensazione di pseudocalore) e dell’acqua gassata (per la pungenza). Potrai sentire in questo modo, esattamente qual è la sensazione di cui ti sto parlando. Per quanto riguarda il corpo e la struttura del vino è un pochino più complesso, ma puoi provare a confrontare come si comportano in bocca prima dell’acqua e poi dello sciroppo. Credo che il concetto di corpo ti sarà subito chiaro.

Le sensazioni retronasali

Una volta deglutito il sorso, noterai degli aromi che al naso non avevi percepito. In questa fase ti impegnerai semplicemente ad annotarli. Anche questi nuovi sentori andranno ad ampliare il bouquet percepito inizialmente.

In conlusione

Una volta finita l’analisi delle caratteristiche cercheremo di capire come queste agiscono tra loro. La domanda che ti farai sarà: sono in equilibrio? Il vino per essere “buono” non è detto che debba essere in equilibrio, sia chiaro: pensa un attimo al tuo amico squilibrato (ognuno di noi ne ha uno) a cui non rinunceresti mai per nessuna cosa al mondo! Il vino potrebbe essere quindi sbilanciato ed essere comunque piacevolissimo. Però è importante osservare se il vino che abbiamo davanti è spostato sulle durezze o sulle morbidezze, per capire per esempio quale sarà il suo abbinamento migliore a tavola.

La complessità del gusto va oltre queste sensazioni saporifere e tattile, anzi, per la precisione il vino nel suo insieme è qualcosa di molto più ampio della banale somma delle caratteristiche che abbiamo individuato. Mi risulta più difficile trasmetterti questo concetto più ampio e complesso scrivendo un semplice articolo, sarebbe molto più semplice e divertente poterne parlare di persona, ma proverò a spiegare cosa intendo in qualche articolo.

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Intanto spero di esserti stata utile e se hai delle domande da farmi, fammele senza problemi!