
Sono una digital strategist specializzata nel settore vitivinicolo. Arrivo dal…
I tartrati.
Li ho sentiti chiamare in tutti i modi, la storpiatura più frequente è tartari!
Non memorizzateli così, mi raccomando.
Il loro nome è tartrati e nelle fecce, insieme alla carcasse dei lieviti e alle parti solide del grappolo, trovate anche loro.
Dopo la fermentazione tendono a precipitare lentamente e a sedimentarsi sul fondo dei recipienti.
Sono quei piccoli cristalli bianchi che possiamo vedere a volte sul fondo delle nostre bottiglie e più raramente sul fondo del tappo. Quando questo succede, la motivazione più plausibile è che la nostra bottiglia abbia preso freddo.
Ma cosa sono i tartrati?
I tartrati sono dei sali, più precisamente sono i sali dell’acido tartarico.
Questi sali (bitartrato di potassio, tartrato neutro di potassio, tartrato neutro di calcio, tartrato doppio di potassio, sale misto tartratomalato) hanno un diverso grado di solubilità e una temperatura di cristallizzazione.
Nella spiegazione io mi fermo qui, ma concludo citando una bellissima frase del Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, che col vino non c’entra nulla (o forse sì?), ma è così bella che non posso farne a meno!
“Gli uomini, per quanto possano volersi bene, rimangano sempre lontani; se uno soffre, il dolore è completamente suo, nessun altro può prenderne su di sé una minima parte; se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita”
La foto è stata scattata durante la visita a Casale Certosa. Se ti interessa il racconto della visita lo puoi trovare qui Casale Certosa, la malvasia puntinata e una scusa per parlare della vita
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Sono una digital strategist specializzata nel settore vitivinicolo. Arrivo dal mondo dell’arte e della "Comunicazione Visiva".