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La meraviglia del vino Soave

La meraviglia del vino Soave

Elena Della Rosa
Vista sulle colline di Soave

Quando si parla di vino Soave si parla di Veneto e per la precisione della provincia di Verona. La provincia di Verona possiamo considerarla il cuore storico della viticoltura veneta, racchiudendo la maggioranza delle denominazioni presenti in regione. Le colline vitate del Soave sono Patrimonio dell’Umanità per la FAO e qui la pratica viticola va avanti da centinaia di anni.  Nella zona di Soave si arriva scendendo dai Monti Lessini lungo il versante veronese. Circondato dai morbidi declivi delle colline si trova il grazioso comune medievale. È proprio su quei dolci pendii collinari che si estendono i vigneti di garganega, il vitigno che rappresenta la base di questo famosissimo vino bianco italiano.

Questi vini sono conosciuti fin dai tempi antichi e sono diventati col tempo tra i più esportati d’Italia e oggi il Soave è la regione vinicola italiana che produce la maggior quantità di vini bianchi fermi.

Le colline del vino Soave

Da quali uve è prodotto il soave?

Il vitigno utilizzato per produrre questo vino è come abbiamo già visto la Garganega (presente almeno al 70%) e coadiuvata dal Trebbiano di Soave, dal Pinot Bianco e dallo Chardonnay e da altre uve provenienti da vitigni a bacca bianca non aromatici autorizzati nella provincia di Verona

La Garganega

La Garganega, che si estende sui dolci pendii collinari, ha sviluppato negli anni un rapporto sinergico con l’ambiente che la ospita e con i suoli (piuttosto diversificati) di matrice vulcanica, calcarea e ricchi di fossili. Questo vitigno è diffuso un po’ in tutto il Veneto, ma la zona di Verona la si può considerare la sua zona di elezione. Il grappolo della Garganega è alato e abbastanza spargolo, mentre gli acini sono di media grandezza e la buccia non è molto spessa ma coriacea e pruinosa, pertanto il corpo del vino è solitamente snello e ha una bella agilità e certamente non manca di sapidità. Dopo un certo periodo di invecchiamento rivela una vena minerale.

Grappoli di garganega

Parliamo di 4 denominazioni:

Soave DOC

Il soave riceve lo status di DOC nel 1968. I vini Soave DOC possono essere prodotti in versione ferma o frizzante. La messa a dimora minima per ettaro è di 3.300 viti allevate a pergola tradizionale veronese, o con i sistemi come guyot o cordone speronato. I vini prodotti in questa denominazione hanno un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Si tratta di vini di medio corpo, delicati e che hanno spesso un finale amarognolo. Il Soave DOC è prodotto principalmente nelle pianure alluvionali. Alcol minimo 10.5%.

Sottozona Colli Scaligeri

Attorno al Soave classico troviamo una sorta di ferro di cavallo, una zona vitivinicola più recente, questa è la sottozona dei Colli Scaligeri. I vini che arrivano da quest’area sono particolarmente pregiati e vengono ritenuti al pari di quelli provenienti dal Soave Classico. Qui i suoli sono prevalentemente di origine basaltica.

Soave Classico DOC

La Zona più antica, anche definita storica, è stata delimitata per la prima volta nel 1931 e coincide con la denominazione del Soave Classico. Questa zona si trova sui rilievi collinari dei comuni di Soave e Monteforte d’Alpone e qui i vigneti si estendono per circa 1800 ettari. Quest’area è differente dalle altre per composizione dei suoli (un terreno dal colore scuro di origine basaltica con affioramenti calcarei), pendenze ed esposizione. Si trovano vigneti di età mediamente superiore rispetto alle altre zone.

Per quanto riguarda il vino che qui viene prodotto, possiamo parlare di profumi delicati che vanno dal biancospino alle erbe mediterranee; di sapidità e freschezza. Si tratta di vini mediamente più complessi e strutturati, che si prestano maggiormente all’invecchiamento. Alcol minimo 11%.

Soave Superiore DOCG

Il Soave Superiore Docg rappresenta la massima espressione di qualità del terroir e si può distinguere in Superiore e Superiore Riserva.  

Quando si parla di Soave Superiore bisogna immaginare un vino più strutturato e con una maggiore capacità evolutiva. La base ampelografica è sempre quella storica: Garganega minimo al 70%, Trebbiano di Soave (che regala struttura), oltre a Chardonnay e Pinot Bianco. L’area di coltivazione corrisponde alla somma del Soave Classico e del Soave Colli Scaligeri, ma con alcuni requisiti anche l’uva Soave Doc può essere indicata come Superiore. Rispetto ai vini base della DOC, il Superiore mostra un colore più dorato, aromi che hanno più profondità con note floreali. Il sapore più pieno e più intenso. Alcol minimo per il Soave superiore è di 12% e per il superiore riserva di 12.5%.

Recioto di Soave DOCG

È stato il Recioto di Soave ad essere il primo vino veneto ad ottenere la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) nel 1998. Questo vino è ottenuto da uve lasciate appassire su graticci o sui picai – appesi a fili – per favorire lo sviluppo della muffa nobile, la Botrytis cinerea. Si ottiene un vino molto concentrato, dal colore dorato e dal bouquet ricco: si va dalla frutta disidratata, al miele, ai fiori d’arancio. Non manca la vaniglia. Un gusto dolce e vellutato con un inconfondibile finale di mandorla. Il Recioto di Soave DOCG porta il nome Classico se ottenuto dalla zona di coltivazione del Soave Classico. Alcol minimo 14%.

Parliamo dei suoli del Soave

L’area di Soave ha suoli fortemente differenziati che influenzano il vino in base alla zona di produzione delle uve. Si parla di colline vulcaniche, di colline calcaree, di pianura di origine vulcanica e di pianura calcarea.

Le colline vulcaniche

I terreni di carattere vulcanico ricoprono una grande porzione della produzione collinare. Troviamo dei terreni che vanno dal grigio al giallo, al rossastro. Sono terreni con alto contenuto di minerali dal PH neutro. I vini sono fragranti, freschi e generalmente hanno una maggiore acidità. Tendono ad essere più complessi e ben bilanciati. Le note di cannella sono il risultato degli alti livelli di benzonoidi e sono accompagnate da aromi di ciliegia e mandorla. I vini hanno un’intensità e una struttura difficili da trovare in altre zone del Soave.

Le colline calcaree

Ci troviamo sulle colline nella zona occidentale della denominazione. Terreni poco profondi con un substrato di roccia. Man mano che si scende verso valle, il terreno diventa più profondo e più fertile. Si producono vini dalla complessità aromatica dotati di una certa eleganza. Si possono trovare note di frutta matura ed esotica date dagli alti livelli di norisoprenoidi.

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Pianura di origine vulcanica

I suoli non calcarei sono principalmente nella Valle di Monteforte che rappresenta una delle zone più fertili del Soave. Il suolo è ricco di argilla e di detriti vulcanici depositati qui dalle colline vulcaniche sopra. Grazie alla presenza di argilla i vini vengono dotati di maggior consistenza. I terreni più profondi conferiscono un’elevata acidità. I vini hanno evidenti note di cannella, spezie e frutti di bosco.

Pianura calcarea

La consistenza dei terreni è fine, ma diventa più sabbiosa e rocciosa in prossimità dei torrenti. È il tipo di terreno più frequente nelle pianure del Soave e di Colognola. I vini mostrano finezza aromatica, con un’intensità e una persistenza difficile da trovare in altre zone del Doc. Gli aromi più comuni ricordano il profumo delle violette e dei fiori bianchi.

L’incredibile gelata del 1985

Le vigne di soave sotto la neve. Gelata del 1985.

Qualcuno probabilmente si ricorderà ancora di quell’anno, altri invece non erano ancora nati. Io ho impressa nella memoria l’incredibile gelata del 1985. A quei tempi ero una bambina ed abitavo a Milano.

Il mese di gennaio di quell’anno è ricordato in Italia come il mese del grande freddo e delle nevicate eccezionali. Un anno decisamente doloroso per l’agricoltura in generale. Sulle regioni del nord Italia si abbatté in modo ancora più violento, tanto da definirla ancora oggi la nevicata del secolo.

Questa gelata ovviamente non ebbe conseguenze solo per la zona del Soave, ma qui possiamo ancora vederne gli effetti nella zona più pianeggiante della denominazione, dove si è stati costretti al rinnovo di interi vigneti. In questa zona, infatti, l’età media delle vigne è più giovane rispetto alle altre zone.

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